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Speed Racer


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Speed Racer

 

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Speed Racer è un talento naturale dell'automobilismo; figlio di un costruttore di vetture da corsa, di una madre che al centro del salotto sfoggia il prototipo dell'auto della casa, fratello minore di Rex, morto in corsa, e maggiore di Spritle che, con l'inseparabile scimpanzè Chim-Chim, forma il tifo più entusiasta e imprevedibile che un atleta possa desiderare. Eppure il sogno di Speed è costretto ad infrangersi contro la realtà di un mondo corrotto, dove le grandi competizioni sono decise in partenza dagli sponsor multimiliardari e dove chi non si lascia comprare da un imprenditore senza scrupoli rischia di non superare mai la linea di partenza. Fedele all'azienda di famiglia e soprattutto al suo spirito appassionato e indipendente, Speed si allea con il misterioso Racer X per mettere fine agli illeciti dello sport e dimostrare quel che sa fare: vincere.

Ci vorrebbe un altro carattere di stampa per parlare di Speed Racer , ultima fatica dei fratelli Wachowski, dal sudore virtuale e dall'impatto iperreale. Unendo computer grafica e live action, i “warner bros” hanno abbandonano le atmosfere dark a metà tra sogno e incubo della trilogia di Neo per penetrare nel regno del colore, dell'esuberanza e della soddisfazione di ogni istinto ludico: il cartone animato.

Nella reinvenzione del cult di Tatuo Yoshida, in Italia noto come “Go go Mach 5”, più che sulla velocità dei bolidi o sui loro duelli acrobatici –che hanno ispirato la definizione di car-fu, il kung-fu delle quattro ruote-, la sfida che i Wachowski hanno vinto in partenza è quella della novità dell'immagine.

Dalla complessità dei livelli narrativi sincronici di Matrix si passa qui alla messa a fuoco contemporanea di tutti i piani, dal dettaglio al campo lunghissimo. La sproporzione tipica del disegno animato (e, in qualche modo, dell'arte) viene sposata come mai prima in un film di attori in carne ed ossa, per cui un sorriso può riempire lo schermo e seguire a ruota l'inquadratura di un intero skyline di grattacieli. Le regole di composizione e di successione s'ispirano solo alla fantasia e al collage di stili, con una predilezione per l'acid-pop.

La narrazione è lineare, senza piroette, scandita come un videogioco da quattro “quadri” principali, corrispondenti ai quattro circuiti su cui si lancia la Mach 5 di Emile Hirsch.

Babbo John Goodman, mamma Susan Sarandon, Christina “Trixie” Ricci e la popstar coreana Rain, nella tuta di Taejo Togokhan, più che un provino sembrano aver superato il test della trasformazione in fumetto. Persino la back-story di Racer X, coltivata nel segreto, nel sacrificio e nell'esagerazione, è ingrediente immancabile di ogni “anima” giapponese.

 

 

Che dire? Ci si aspettava tanto, io l'ho appena visto ed è molto molto bello, si vede che lo hanno fatto quelli di Matrix. Effetti speciali fichissimi, storia molto bella, emozioni, suspence e commozione. Io lo consiglio vivamente a tutti, magari a qualcuno non piacerà, ma io posso dire che ho speso bene i soldi ^^ E poi per una volta c'è un super finale bello, non a metà ma bello proprio e davvero alla grande ^^

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